Frequentare le arti contribuisce a migliorare le relazioni familiari e favorisce la diminuzione della produzione del cortisolo, l’ormone dello stress che é necessario alla nostra quotidianità ma che, se presente in quantità molto elevate, favorisce depressione e malattia di Alzheimer, oltre ad aumento di peso e di pressione arteriosa.
Uno studio pubblicato il 4 giugno 2020 su Phenomena Journal, rivista internazionale di Psicopatologia, Neuroscienze e Psicoterapia che riportati i risultati di una sperimentazione promossa dall’Associazione Valdelsa donna in collaborazione con il reparto oncologico dell’Ospedale Campostaggia diretto da Angelo Martignetti, realizzata a partire dal 2012 da Paola Dei, psicologa dell’arte, psicoterapeuta, critico teatrale e cinematografico.
Chi frequenta le arti fa un gran dono anche alla propria salute
Con la sperimentazione si sono potuti rilevare gli effetti benefici delle arti – e specificamente del cinema – grazie al metodo Psycofilm, elaborato dalla stessa Paola Dei e approvato dalla Comunità scientifica: attraverso un approccio estetico-sperimentale (experimental aesthetics), sono stati utilizzati film scelti ponderatamente per il contesto in cui essere proposti, ed è stata evidenziata l’importanza del lavoro attraverso il cinema per trasformare le emozioni negative e migliorare le relazioni inter e intra familiari, diminuendo i livelli dell’ormone dello stress (cortisolo), grande nemico della salute, in grado di aprire la strada non solo a depressione, aumento di peso, malessere psicologico, ma anche alla pressione arteriosa e ad elevati livelli di colesterolo.
Dati sperimentali e clinici evidenziano come, in molti casi, le emozioni negative, i traumi e le situazioni che ci opprimono a lungo siano in grado di minare l’organismo con ripercussioni che si riflettono sulla salute fisica, oltre che psicologica.
Durante la sperimentazione a Campostaggia è stato evidenziato come le strategie messe in atto per stimolare la capacità creativa e il problem solving – attraverso l’arte e la cultura, considerate solo “intrattenimento” – siano in realtà portatori di salute e di benessere che migliorano lo stato generale dell’organismo. Durante visite ai Musei, visione di film e l’ascolto di musica, i dati di cortisolo possono diminuire anche del 50-60% e le neuroscienze consentono di comprendere cosa accade nel cervello quando fruiamo delle arti per poter costruire percorsi di benessere.
Lo diceva Dostoevskij
Già Fëdor Dostoevskij aveva intuito quanto fosse importante far entrare la bellezza nelle nostre vite. Lui stesso, dopo la morte del figlioletto. si recava a visitare la Madonna Sistina di Raffaello e rimaneva ore ad osservarla per elaborare un dolore che altrimenti sarebbe stato impossibile da superare. Ma quante volte ciascuno di noi, contemplando un’opera d’arte, ha avvertito con nettezza che tensioni e preoccupazioni si stavano sciogliendo?
La novità è che tale risultato non avviene soltanto a livello psicologico ma anche a livello fisico. In questi giorni abbiamo visto come i musicisti della Corea del Sud per lanciare il loro messaggio abbiano inondato la rete di musica e suoni, riuscendo ad azzerare i messaggi di odio e rabbia.
Oppure in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno, quando l’Accademia Chigiana ha contribuito a diffondere musica intonando l’Inno di Mameli che ha ricevuto un plauso anche dal Presidente Mattarella. “In tempi di Covid e post Covid“, sostiene Paola Dei, “potremmo ripartire dalla bellezza e puntare sulla cultura, che produce anche salute psicofisica“.