Il «pensare diverso» avanza (e vince)

I dati Censis dimostrano che l’aumento di valore aggiunto dovuto a forme di reinterpretazione del lavoro è attorno al 7 per cento.

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Volete dare quel qualcosa in più alla vostra attività? C’è un mix vincente per dare valore aggiunto, composto da due elementi considerati «outsider» e «diversi» su cui da secoli gravano stereotipi negativi e pregiudizi: le donne e gli stranieri.

Diversità culturale e di genere

Donne, stranieri e tecnologia aiutano l’innovazione

Ebbene, metteteli assieme, dategli la tecnologia e solleverete il mondo. Almeno sta accadendo in alcuni settore dell’economia italiana come il food e l’agricoltura. Ma chi lo dice? Niente meno che il Censis.
Dati alla mano, i meccanismi evolutivi in atto nella nostra società fanno ripartire l’economia da tre grandi processi di rimescolamento e di affiancamento in atto: quello di genere, quello di cittadinanza e quello tecnologico.

La diversità ci rende belli (e anche più produttivi)

Nel lavoro non c'è differenza di genere

Gli stranieri nel settore degli alberghi e ristoranti, pur rappresentando il 10,7% dei lavoratori, producono il 18,4% del Pil.

Lo stesso effetto «boost» lo fanno le donne nelle imprese agricole: possiedono il 21% della superfice agricola utilizzabile, producendo il 28% del Pil agricolo nazionale: «I settori dove davvero il melting pot di genere, tecnologico e di cittadinanza funziona sono quelli in cui ci sono più parametri ad entrare in gioco, ovvero quelli che il panel di esperti ha indicato come “pensare differente”. Il rimescolamento produce valore aggiunto quando non è soltanto il frutto di un processo lineare di crescita individuale o di competizione, ma quando è il risultato di un processo di immissione nel sistema delle proprie specificità».

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