Esistono luoghi dell’animo. Sono luoghi di elezione, dove il tempo assume una dimensione propria, sottratta ad ogni dinamica altrove nota. Sono luoghi spirituali, per la loro capacità di sedurre, elevare e diventare quasi onirici: il momento dopo averli vissuti, non sai più bene distinguerne le dimensioni tra sogno e realtà.
Così mi è accaduto visitando Ostia Antica, l’immensa area archeologica che avevo “scoperto” dall’aereo, sorvolando l’Agro romano, come una visione che aveva esercitato dal cielo un’attrazione cui da subito ho compreso non avrei saputo in alcun modo resistere.
Come si misura l’identità di un Paese?
Secoli di storia sono stratificati sul lastricato delle sue strade: l’antica città di Ostia, fondata nel corso del IV secolo a.C. come accampamento militare e sviluppata nel corso dell’età imperiale, ebbe fortuna come snodo portuale indispensabile all’approvvigionamento del grano nella capitale, collegato al Tevere da un canale artificiale e dotato di un faro. Con i lavori di ampliamento dell’imperatore Claudio e poi dell’imperatore Traiano, divenne la porta d’accesso a Roma, lungo la quale transitarono generazioni e generazioni di mercanti, di pellegrini e di delegazioni giunte dal mare. All’epoca di massima espansione raggiunse i 75.000 abitanti e divenne persino sede episcopale, prima di iniziare un progressivo declino iniziato con la crisi del III secolo, poi aggravato dallo spoglio dei Goti del 537, dal saccheggio dei Saraceni nel IX secolo e proseguito lento e inesorabile fino ai giorni nostri.
A roman experience
Ciò che impressiona, ancora oggi, è la dimensione, davvero enorme.
Ed è la assoluta libertà con cui è possibile passeggiare tra i suoi vicoli, le sue case, le strutture produttive, i magazzini, i luoghi di culto e persino una straordinario teatro aperto.
Gli scavi archeologici avvenuti nel corso del XIX e XX secolo, sono riusciti nella sensazionale impresa di restituirci l’immagine della vita quotidiana nell’antichità: una vera e propria “Roman Experience”!Dirò di più. L’esperienza di visita è così straordinaria che la renderei obbligatoria per chiunque intenda visitare Roma. Vuoi conoscere la capitale del mondo? Per entrare nella sua magia e comprenderne la grandezza, prima devi attraversare Ostia Antica: ne ricaverai l’esperienza più autentica di “romanità” e potrai comprendere, vivendole sulla tua pelle, le emozioni di un tribuno, di un mercante o di un viandante dei primi secoli dopo Cristo.
Un patrimonio inagito
Sono consapevole di essere eccessivo. Ma il contenuto provocatorio non è ancora iniziato.
Il fatto è che questo sentirsi più romano che dentro un colossal come “Quo Vadis” o “Ben Hur” dipende unicamente dallo stato d’animo del visitatore: nulla è organizzato per agevolare in alcun modo queste percezioni. Nulla è concesso alla rievocazione, nulla alla narrazione, nulla alla fascinazione, nulla all’esperienza. Le audioguide rappresentano il solo pallido tentativo di connessione tra l’antico e il contemporaneo. Sul sito del Polo Museale, alla voce “visite guidate”, da mesi campeggia un’unica offerta culturale, consumatasi in una sera: “Halloween al Porto di Traiano: Darwin Dragon Trainer e altri animali fantastici per un weekend da paura”.
Sto mentendo sapendo di mentire. Esiste un’altro tentativo di modernità, rappresentato dal bookshop e dalla caffetteria che, personalmente, ho incontrato nelle condizioni che l’immagine vi rappresenta: tutti i tavoli non sparecchiati e rifiuti ovunque (come da foto).
Ciò testimonia in verità una buona notizia: probabilmente non siamo stati, assieme alla coppia di inglesi seduti al banco, gli unici ed i soli visitatori di quella giornata.
Mi allontano, confidando di essere stato particolarmente fortunato e che questo spettacolo sia stato riservato alla mia visita speciale.
Non sappiamo produrre valore
Ma vi è una cosa su tutte che proprio non riesco a capire.
Come può un parco archeologico di simili dimensioni, bellezza, straordinarietà e unicità – in altre parole un’offerta di esperienza totalmente non delocalizzabile! – trovarsi a pochi minuti da uno degli scali aeroportuali più frequentati e non rappresentare in alcun modo una proposta?
Nell’Aeroporto di Fiumicino nel 2015 sono transitate 40.463.208 persone. Sapete quanti visitatori hanno raggiunto Ostia Antica nello stesso anno? 320.696.
Stiamo seduti sopra a forzieri colmi d’oro e di ricchezze, annoiandoci, scrutando l’orizzonte e prendendo sonno, continuando a indagarci sulle soluzioni da mettere in campo per sconfiggere la disoccupazione giovanile e quale futuro garantire agli italiani di domani.
Non mi stancherò mai di dirlo. Il patrimonio non è petrolio! Non è più sufficiente adempiere al dovere costituzionale di tutela e salvaguardia! Non possiamo più ascoltare la retorica della bellezza, se disgiunta da analisi che ci aiutino a comprendere come questa possa essere un valore estremamente contemporaneo, creando opportunità di sviluppo economico, culturale e sociale del Paese!
Dobbiamo tornare con urgenza a produrre cultura nei luoghi di cultura, senza attendere un solo giorno in più!Uno studio della “School of Life” di Londra dimostra senza ulteriori inganni mentali che la bellezza dei luoghi è oggettiva, quindi calcolabile: “i luoghi sono un orologio mentale le cui ore battono al tempo del pendolo che oscilla tra gli investimenti per la manutenzione della loro bellezza e i danni causati dal tempo che la corrode e dai mostri che la deturpano, imbrattandola“.
Nel caso di Ostia Antica, dobbiamo combattere oltre quindici secoli di decadenza: gli investimenti necessari sono imponenti, se guardiamo ai doveri di tutela e manutenzione, ma sono modesti, semplici, assolutamente praticabili se invece pensiamo a posizionare questa straordinaria “Roman Experience”. Non c’è nemmeno bisogno di inventare una narrazione, di creare un’immagine, di promuoverla nei mercati internazionali: sarebbe sufficiente un chiosco informativo nell’area “Arrivi” dell’aeroporto Fiumicino, una navetta, una qualificata squadra di giovani che si occupi di rievocazione storica, di accoglienza, di logistica e servizi a valore aggiunto, di social networking, o anche soltanto di informazioni o sfalcio dell’erba…
Sarebbe sufficiente pensare ai luoghi con rispetto. Avere cura dei beni comuni, garantendo attenzione alle piccole cose e al paesaggio che le contiene. E agitare il patrimonio, facendo leva sulla freschezza e sulle competenze dei nostri giovani, lasciando spazio alla creatività che può creare nuovo valore in chiave contemporanea.
Partiamo dalla scuola e dai giovani. E partiamo da Ostia Antica, che ha tutti gli ingredienti per diventare un “cantiere di bellezza”, un paradigma di rinascita per l’intero Bel Paese.