“La bellezza può consolare o turbare; può essere sacra o profana; può essere divertente, stimolante, ispiratrice, raggelante. Può influenzarci in infiniti modi, ma mai viene considerata con indifferenza: la bellezza esige di essere notata“. Queste le parole che aprono il saggio del filosofo inglese Roger Scruton.
Sir Roger ci ha lasciati
Rileggiamo questo volume del 2010 perché Sir Roger Scruton è tornato alla casa del Creatore domenica scorsa. Illustre studioso di estetica, filosofia politica, libertà e cultura occidentale, Scruton era famoso anche per aver diretto un’università clandestina per dissidenti cecoslovacchi nel periodo in cui il loro paese era sottomesso al regime comunista, insegnando loro la filosofia, la storia e la letteratura occidentali.
Era un accanito difensore della creatività dell’economia di mercato. Era diventato il principale promotore intellettuale dei valori conservatori giudaico-cristiani nei paesi anglosassoni, dopo la morte del grande filosofo americano Russell Kirk. E, soprattutto, era noto per essere un tenace difensore dell’importanza assoluta della bellezza.
L’Occidente ha rinunciato a ricercare le vere forme di bellezza
Per Scruton, la civiltà occidentale contemporanea ha rinunciato alla dedizione per le vere forme della bellezza. Contrariamente ai secoli passati, l’arte di oggi segue percorsi inquietanti, ispirati dalle inclinazioni egocentriche degli artisti per la casualità, l’egoismo, la superficialità o semplicemente la praticità.
Questa è la vera causa della bruttezza contestata da Scruton, visto che la cattiva arte – sempre che si possa ancora chiamare “arte” – non riflette la profondità e l’ampiezza dello spirito umano. La vera forma d’arte dovrebbe e potrebbe tentare di imitare il genio creativo di Dio con la più alta espressione estetica dell’uomo.
“Ovunque si volti lo sguardo, si vedono bruttezza e mutilazioni. Gli uffici e le stazioni degli autobus sono stati abbandonati e solo i piccioni che defecano per terra vi trovano dimora. Ogni cosa è vandalizzata”
Un trattato filosofico sull’esperienza di bellezza
Per l’autore, il punto non è tanto trovare una definizione esaustiva di ciò che piace ma riflettere sulla nostra esperienza della bellezza, ovvero trovare il senso delle emozioni che essa suscita.
Tuttavia Scruton non si sottrae al confronto con un dibattito culturale e filosofico che ha radici lontane e voci di somma autorevolezza: espone le idee di Platone, che vede il bello come via che conduce al trascendente; quelle di Tommaso d’Aquino, per cui la bellezza è un attributo dell’essere e un dono di Dio, per soffermarsi poi sulle teorie estetiche di pensatori moderni, primo fra tutti Kant, del quale analizza approfonditamente la dottrina sulla natura del giudizio estetico.
Per Scruton, l’arte bella non è solo una spruzzata casuale di colore su tela o su una parete urbana. Non è l’assordante cacofonia di note musicali scoordinate. Non è un urinale firmato da un presuntoso pop artist esposto al Metropolitan Museum di New York. Non è una struttura anonima, disadorna e utilitaria nei grigi centri direzionali o nei quartieri residenziali in cui le case paiono fatte con lo stampino. In sintesi: la bellezza non è il prodotto di un disordine irrazionale, bensì di un ordine razionale e del Mistero divino.
Se l’arte si basa sul criterio dell’utilità, paradossalmente sarà successivamente abbandonata e verrà considerata inutile
La bella arte è piuttosto un qualcosa di così intricato, acuto, così altamente ordinato, geniale, che pare che qualcuno di più grande intelligenza dell’uomo ne sia l’autore. L’arte più alta creata dall’uomo pare arrivare da Dio stesso che prende la mano dell’artista e lo aiuta direttamente con la Sua conoscenza e capacità per compiere un artefatto di straordinario, meraviglioso splendore. L’arte bella ci riempie di quella sorta di stupore e meraviglia che implica la sua impossibilità nel reame delle umane capacità. Serve solo ad ispirare nuove creazioni meravigliose e a cercare la presenza di migliori creatori. La bellezza lastrica la via della contemplazione paradisiaca e del vivere con Dio nella vita eterna.
Lo auguriamo a Sir Roger. Riposi in pace.