L’intervista a Federico Massimo Ceschin di AgCult, l’agenzia giornalistica specializzata nelle politiche pubbliche relative al settore della cultura e del turismo, il giorno dopo la chiusura della terza edizione del Meeting “All Routes lead to Rome“.
Un’edizione dedicata all’economia della bellezza
“Gli Appennini rappresentano per me un meraviglioso pezzo del creato”, scriveva Goethe nel suo “Viaggio in Italia“. Colonna vertebrale dell’Italia e grande riserva di valori: dall’Appennino si snodano itinerari e cammini di un’Italia autentica, arterie che trasportano saperi e conoscenze. Tornare a percorrere queste rotte con lo stesso sguardo di Goethe – all’insegna di un turismo lento e di una mobilità sostenibile – può regalare nuova energia ai territori e rendere il nostro patrimonio culturale vivo e fruibile.
Un messaggio lanciato a più riprese dall’evento “All Routes lead to Rome – Tutti gli Itinerari portano a Roma” che in dieci giorni ha raccontato “un’Italia insolita attraverso le migliori prassi, che faticosamente vanno nella direzione di una crescita culturale, di un’appartenenza delle persone al patrimonio”, ha detto ad AgCult Federico Massimo Ceschin che ha curato la manifestazione terminata ieri.
Un’edizione dedicata all’economia della bellezza e Ceschin spiega il perché: “Serve una rivoluzione dello sguardo, non possiamo più dire che il patrimonio ci appartiene, siamo noi a dover appartenere al patrimonio, questa è la rivoluzione che abbiamo lanciato in questi giorni attraverso molte narrazioni e casi di eccellenza che adesso guardano al 2018, Anno europeo del patrimonio culturale, e al 2019, Anno del turismo lento e di Matera capitale europea della cultura”.
La convenzione di faro e le “comunità di eredità”
Appuntamenti importanti che ci inseriscono in un contesto internazionale con molte occasioni da cogliere. “L’Europa è una grande opportunità, lo è per ciascun Paese, ma in particolare per noi perché scontiamo un ritardo piuttosto importante – sottolinea Ceschin – Per troppi decenni ci siamo concentrati sul dovere costituzionale di tutela e conservazione, abbiamo pensato al patrimonio come qualcosa che ci è stato consegnato e che abbiamo il dovere di conservare e tutelare per le generazioni future”.
Tra questo grande passato e il nostro futuro, però, c’è un presente e “la necessità che si fa sempre più stringente è quella di agitare il patrimonio per creare un valore contemporaneo, una cultura che non è un giacimento, un pozzo petrolifero, ma un sentire vivo di appartenenza”.
Non a caso la convenzione di Faro del Consiglio d’Europa definisce le “comunità di eredità“: una “bellissima definizione – prosegue il segretario generale di Cammini d’Europa – che ha bisogno oggi di trovare una concreta applicazione”.
Qui si inserisce “All Routes lead to Rome, una piattaforma che ha voglia ed energia per scuotere il patrimonio e far in modo che non rimanga inagito – racconta orgoglioso Ceschin – una piattaforma che nasce dal basso, raccoglie fondi dal basso e non si limita a una passerella istituzionale: qui vengono quei rappresentati che colgono nel nostro muoverci dal basso la cerniera tra i grandi valori internazionali e la capacità di rendere il patrimonio più fruibile”.
Ambiente, patrimonio, esperienze
La mobilità sostenibile è l’elemento cardine di un turismo qualificato, da cui poter ripartire. “Aggrediamo le nostre coste riempiendole di lidi balneari e dimostriamo di non saper gestire le città d’arte – dice Ceschin – i ‘prodotti’ mare e città d’arte riescono ad avere un grado maggiore di innovazione nella gestione dei flussi turistici o diventeranno obsoleti. Gli itinerari, invece, che ci spingono verso l’Italia minore, l’Italia dei borghi, riattivano le sinergie locali e sono la proiezione degli italiani di domani”.
Rotte e cammini si muovono lungo tre direttrici: “Ambiente, e quindi tutela del creato; patrimonio, inteso non solo come eredità; comunità, un incrocio di esperienze che diventano narrazione e promozione nuova dell’Italia”, continua Ceschin denunciando quelli che sono “i paradossi più stridenti” della cultura in Italia: “Non possiamo continuare a ripetere che abbiamo il patrimonio più grande del mondo e poi scendere nella classifica della competitività turistica internazionale; questo vuol dire che il patrimonio, se rimane inagito, non è attraente”.
E poi ci sono i giovani qualificati del settore, protagonisti del “paradosso dei paradossi”: “Non possiamo dire di avere il più grande patrimonio culturale al mondo e poi definire chi ha studiato Lettere o Storia dell’Arte un ‘laureato debole’ – rileva Ceschin – Non possiamo più accettarlo, i nostri laureati sono i possessori dei codici migliori per interpretare la cultura, rinnovarne l’attualità e trasmetterla a chi viene in Italia. Non possiamo più parlare di grande bellezza e non cogliere che c’è un’economia della bellezza che deve andare a favore di questi giovani qualificati, questa è una responsabilità del Sistema-Paese”.
Come spezzare questa catena? “Ripartendo dalla scuola, dall’educazione, dalla formazione e dall’agitazione del patrimonio in grado di creare quell’economia che può affermare nuove professionalità”.
L’Italia, come “propaggine dell’Europa proiettata in un Mediterraneo di cui non dobbiamo aver paura, può farcela con le proprie gambe e con la propria creatività, ma anche con grandi progetti”, prosegue Ceschin facendo l’esempio della Puglia e del suo Piano Strategico della Cultura: “questo progetto non è grande solo perché aggrega 400 milioni di euro, ma soprattutto perché ha una prospettiva di dieci anni”.
Nasce l’itinerario europeo di Goethe
“All Routes lead to Rome” guarda ora al futuro (l’edizione del 2018 sarà dedicata all’Anno europeo del patrimonio culturale) e riparte da Goethe: il suo Viaggio in Italia, a 200 anni dalla pubblicazione, inizierà il percorso verso la candidatura a itinerario culturale del Consiglio d’Europa.
“Goethe arriva in Italia alla ricerca della classicità e ripercorre un viaggio attraversando le più grandi città d’arte (Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Ferrara, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo), ma anche le aree archeologiche (Pompei, Ercolano, Paestum), alla ricerca delle radici greche del nostro essere italiani”, afferma Ceschin definendo il libro dell’autore tedesco “una grande narrazione degli italiani: rileggerci con quegli occhi 200 anni dopo ci costringe a interrogarci sulle nostre virtù e sui nostri vizi”.
Il viaggio di Goethe in Italia può avere “le caratteristiche perfette per essere riconosciuto come itinerario culturale dal Consiglio d’Europa. Ora inizieremo il lavoro di produzione del dossier di candidatura insieme ai Comuni, alle comunità locali, alle associazioni e agli enti culturali, da presentare all’Istituto europeo degli itinerari culturali a Lussemburgo per arrivare alla certificazione di grande itinerario culturale”, conclude Ceschin.
[Intervista a cura di AgCult]